Gli ultimi fuochi
gen 12, 2022Testo e fotografie di Marco Altamura
Con l'avvicinarsi del Natale il freddo si fa più crudo e tutto l’ecosistema-lago sprofonda in una sorta di semi-letargo accompagnando la maggior parte degli organismi acquatici verso limitatissime fasi attive; solo i pesci con maggior massa corporea riescono a far fronte a queste difficoltà climatiche ed il luccio è uno di questi.
Praticare lo spinning in questo stralcio di stagione significa il più delle volte andare incontro a sonanti “cappotti” ed a migliaia di lanci a vuoto. Ma si sa, la passione è tanta, e nonostante le reali difficoltà la tentazione di fare quattro lanci prevale su tutto.
Personalmente in questi frangenti do la mia preferenza agli orari centrali della giornata, diciamo dalle ore undici alle ore quindici; questo lasso di tempo generalmente è caratterizzato da lago calmo e, in caso di tempo bello e stabile, da temperature più accettabili. Ora l’elemento liquido presenta basse temperature e di ciò dovrò tener conto praticando la mia azione di pesca; dopo il lancio, attendo che il mio Rapala raggiunga il fondale per poi dare inizio ad un recupero lento e sincopato il più vicino agli ostacoli del fondo possibile.
La fase di recupero è intervallata da lievi jerkate impresse al vettino della canna al fine di far sbandare l’imitazione che così facendo mostra i fianchi argentei ed appare al predatore assai più vulnerabile.
La mia fedele “due sezioni” da mt 2,70 con azione di lancio MH asseconda ogni movimento impresso dal polso ed il mulinello abbinato, un taglia 4000 dal movimento fluido, macina metri di trecciato; a tal proposito ho caricato la bobina con mt 130 di Asso Ever Green PE 8X di spessore mm 0,15 che risponde egregiamente alle sollecitazioni anche in presenza di basse temperature.
L’abbinata vincente in questi casi è quella rappresentata dall’utilizzo di un ottimo fluorocarbon come terminale, nella fattispecie l’Asso Super Fluorocarbon di spessore mm 0,35 che garantisce ottima tenuta ed eccellente resistenza all’abrasione sia nei confronti degli ostacoli con cui viene in contatto sia nei confronti del tagliente apparato boccale dell’esocide.
Ebbene, quest’anno in una uscita con obiettivo il luccio, sono stato premiato con un’esemplare di quasi quattro chilogrammi che ha aggredito il mio artificiale e mi ha regalato un combattimento emozionante: il Northern Pike catturato ha dato sfoggio di tutta la sua combattività prima di arrendersi ad una combo che non gli ha dato scampo. Dopo le foto di rito il pesce è ritornato nel suo ambiente naturale lasciandomi il solito sapore dolce in bocca tipico delle catture sudate e meritate.